Anni or sono mia zia che lavora in un teatro di Milano mi chiamò perché, a tre giorni dalla prima di uno spettacolo, la regista nonché attrice aveva richiesto un sipario che non fosse il solito sipario rosso di velluto, ma un sipario umano composto da giovani donne. Così la zia aveva pensato di usare me come frammento e come ingaggiatrice di altre fanciulle. Eravamo arrivate in una ventina, ed eravamo state istruite dalla regista nonché attrice Eleonora Danco su come avremmo dovuto comportarci nelle vesti del sipario: immobili, sguardo fisso nel vuoto ed espressione da sipario, cioè neutra. E si era raccomandata di non guardare il pubblico, ma tenere gli occhi nel vuoto.
Ok.
Giuro che stare fermi immobili per mezz’ora è un’esperienza mistica. Di fianco a me avevo la mia migliore amica Ale, della quale sentivo gli impercettibili movimenti e oscillazioni e che mi dava la forza di resistere. Perché, passato il primo quarto d’ora, non capisci più se sei dritta o storta, se il pavimento (palco) è orizzontale o inclinato, sei tuoi occhi sono uno, nessuno o centomila. Come volare nel vuoto, sospesa ed estranea a quello che succede davanti, una quarta parete che se i muri avessero le orecchie… ma no, noi eravamo parete e sipario a coprire la nostra protagonista come delle vedette ligie che hanno inghiottito degli allucinogeni.
Finalmente le luci sono calate, noi ci siamo srotolate nelle quinte e ho ricominciato a prendere lentamente possesso di me stessa. Ed è in quel momento che una sovra eccitata Ale mi ha detto: «Oh! Ma lo hai visto? C’era Sgarbi in prima fila!!!». Ma cazzo.
Dopo una settimana di sipario umano ho pensato che tuttavia era stata una bella esperienza e ciao ciaone.
Passano gli anni, voto Pisapia, vado di qua e di là, faccio cose vedo gente, conosco Matteo, arrivo a Roma, e arriva questo giugno elettorale 2016 nel quale consolido il mio aver voltato il cul a quasi tutto perché per motivi fiscali degni di Verdini, detengo la residenza in uno sperduto comune della Val di Cecina e vengo a sapere che Eleonora Danco è amica di Matteo e di tutta la sua famiglia. Così la contatto, le dico, ciao, io ero il tuo sipario, e lei mi invita a vedere un suo nuovo lavoro, il suo primo film.
Dato che veniva proiettato vicino a casa, al Monk un un circolo Arci con un bel giardino, ci sono andata.
Assistere a questi eventi è sempre rischioso, perché a volte ti trovi a dover dire all’autore: beeellooo, e pensare: bellammerda (scusa nonna, bisognerà che ti ci abitui), e io non sono brava perché mi si legge in faccia. Così ci siamo messi a metà sala, che non si sa mai, e il film è cominciato.
Si chiama N-Capace, e non è un solito tre atti. Sembra un documentario, ma non è un documentario. Sembra Garrone dei primi anni, ma ha una sensibilità femminea e un’ironia che Garrone se la scorda. Sembra qualcosa ma in verità non sembra niente, è tutto nuovo. Non esiste una trama che prima succede una cosa e poi un’altra, ma ci sono i vecchi e i giovani ed Eleonora, che è regista e anche compare, che fa domande da dietro la macchina da presa. Poi c’è suo papà, che vuole esserci ma che non vuole dire a sua figlia che è un’incapace che nella vita non ha fatto niente, pure se è una battuta scritta No, Eleonora, questo non lo dico! – Ma papà dai – No! che si stringe il cuore mentre ridi. Poi ci sono i vecchi che parlano della morte, che io vorrei che tutti parlassero della morte, perché a me fa paura e non se ne parla mai, e mi fa ancora più paura chi muore con la paura. Arrivano i giovani, gli adolescenti di Terracina, vissuti e scaltri, di vite che sembrano più antiche di quelle dei vecchi di Terracina, c’è l’ignoranza e la saggezza dell’ignoranza. E in fondo c’è la voce di Eleonora che chiama la mamma, con la sua voce roca e romana, mamma mammma maaamma che ricorda qualcosa nelle viscere che però – anche se è una settimana che ci penso – non ricordo cosa mi ricordi, la mia mamma forse. Si ride moltissimo da sganasciarsi e ci si commuove di fronte a queste persone che sembrano così lontane da me, dalla vita così come la conosciamo fatta di lauree, carriere, lavoro, soldi, ma dentro ai temi di sempre, fare l’amore, amare, mangiare, non amare, violenza, morte, al di là, religione. E poi del surrealismo magico che ti strania per tenerti vigile.
Da parte del mio entusiasmo c’è anche un sentore di casa per via che il film è girato tra Terracina e San Lorenzo, che è l’unico quartiere di Roma che è casa, una importante presenza di biscotti Gentilini che la mia mamma dice che le ricordano la sua nonna, oltre al fatto del sipario umano. Ma mi sa che per ognuno sia facile trovare del suo.
Si è capito?
Se no:
- N-CAPACE è stato Premiato con due menzioni speciali al 32* Film Festival di Torino Novembre 2014.
- Vincitore del Festival di Bruxelles ITALIA IN DOC- Giuria presieduta da Jean Gili Novembre 2015
- Candidato al David di Donatello 2015
- Candidato ai Nastri d’Argento 2015.
- Vincitore del Ciak d’Oro 2015 come miglior film nella categoria: Bello e Invisibile 2015
- Vincitore del premio Speciale della Giuria al Film Fest di Bobbio diretto da Marco Bellocchio 2015.
- Vincitore del Festival delle Cerase come Miglior opera prima 2015
- Candidato Globo D’oro 2015.
- È stato designato miglior Film 2015 dal Sindacato Critici Cinematografici Italiani, SNNCI. Che gli ha dedicato la copertina di Cine Critica settembre 2015
- Nanni Moretti lo ha programmato 4 settimane nel suo cinema Nuovo Sacher a Roma. Marzo aprile 2015
Bisogna andarci leggeri, senza aspettative, ma non nel senso brutto.
C’era un tipo seduto lì, di quelli che come minimo lavora in una galleria d’arte di giorno e fa il fotografo la sera con i jeans a vita alta e la camicia a scacchi nei pantaloni, che ha cominciato a sbuffare come si è seduto mentre fumava 200 sigarette, sarà stato milanese e lo avrei menato, con quell’aria da intellettualoide che rimane a casa a guardarsi i 30 minuti aggiuntivi della Grande Bellezza.
N-Capace non è un film complicato che bisogna stare a disquisire dopo come quando ci si trova a vedere quei film che fanno cacare a tutti ma che sembrano molto intelligenti e quindi tutti a trovare il lato più sottile; è un film che va visto e ripensato ognuno per i cacchi propri, o anche non ripensato, eventualmente.
Se tutto questo vi ha fatto venire un po’ di voglia, verrà riproposto:
IL 13 LUGLIO al cinema BELTRADE a MILANO
IL 18 LUGLIO di nuovo al MONK a ROMA.
E se invece volete guardare qualcosa di noioso, c’è la quarta stagione di Orange Is The New Black.