Ci son credenze che, per un pudore autoinstillato, faticano a cambiare.
Ad esempio, i rapporti online.Erano i primi anni del nuovo millennio, il mondo sembrava cambiare di giorno in giorno, io stavo per uscire dall’adolescenza e l’adolescenza stava per uscire da me, quando internet è entrato nelle vite di molti. E la prima cosa che ha sdoganato è stato il sesso. Sono comparse queste “chat room“, un concetto difficilissimo, che ho assimilato solo dopo parecchio tempo.
Erano delle stanze virtuali, a cui accedevi e ti catapultavano in mezzo a un milione di conversazioni, per lo più approcci pornografici.
Acchiappavi qualcuno a caso sventolando la manina (ehi… ci sono anche io… ehi… c’è qualcuno?) dopo di che ti appartavi in una piccola stanzina privata.
Io non so agli altri, ma a me hanno sempre solo chiesto i miei connotati fisici e la mia disponibilità a inventarmi frasi spinte e provocanti, che a diciassette anni dovevano essere davvero davvero pregne di sfumature.
Insomma, non del contatto umano – se non con se stessi, al limite.
E questa percezione di tristezza e solitudine mi è sempre rimasta appiccicata alla parola “chat”, dai.. ma che è? Vai al bar e raccontati due cose.
Passano gli anni, compaiono messenger, skype, facebook, la chat di facebook, gmail, la chat di gmail, whatsapp.
E all’improvviso cambia tutto di nuovo, non puoi fare altro che scrivere, scriverti, scrivergli, scriverle, scrivervi, e se ti piace scrivere, non è mica male.
Ti scrivi pure a due metri di distanza, con i colleghi.
Così succede che ti ritrovi a passare la notte a raccontarti cose con amici che lo sono sempre stati, ma scoprire che la loro testa ti stuzzica più del loro aspetto, è incredibile, sorprendente.
Nascono amori impensabili, fatti di parole, pensieri, idee, sensazioni.
Non rapporti superficiali e fittizi, ma crudi.
Certo, si tratta per lo più di persone che già conosci, o conosci di vista, o amici di amici, non dei perfetti sconosciuti che risiedono dalla parte opposta dello stivale. Ma è un nuovo modo di conoscere.
Perché ho capito che la vista è ingannevole più di ogni cosa.
Quante volte questo organo sensoriale ci ha fatto prendere delle grandissime cantonate?
Ti incontri, quell’altro è bello che fa male, e gli ormoni fanno il resto. Quando la vista scompare, a te rimane noia, o incomprensioni, o niente.
E la vista è manipolatoria e subdola, da sola.
Certo, la scrittura è il mezzo della fantasia, ma ti deve coinvolgere, o finisce lì.
E poi, quando ormai sei ridotto a un eroinomane dell’online, e non dormi la notte perché non smetteresti mai di sentirti connesso, raccontarti anche quando vai in bagno, mandargli link di canzoni perché una parola del testo l’aveva detta anche il tuo epistolare 25095 battute indietro, condividi notizie, foto, oroscopi, non lavori per settimane perché ti cerchi dappertutto e ti trovi ovunque, vi incontrate.
Incontrarsi non è vedersi, ma guardarsi negli occhi.
Oppure, quello/quella scimmia era, e scimmia rimane ai tuoi occhi.
La magia del web.

Guardare negli occhi combatte stress e ansia.Uno studio di un gruppo di neuroscienziati dell’Università di Adelaide, in Australia, hanno però dimostrato che guardare negli occhi o toccare una persona può avere un sostanziale effetto benefico su come la persona stessa risponde allo stress stesso, ad ansia o a cattiva salute e può anche migliorare un comportamento psicotico.Lo studio
I test condotti sull’attività cerebrale hanno mostrato che guardare negli occhi qualcuno che sia angosciato, malato o ansioso, fa scattare una risposta calmante. La ricerca è stata presentata dalla responsabile dello studio, la specialista di complessità neurale Fiona Kerr, all’Australian Positive Psychology Conference in Adelaide
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