Romani – Milanesi e il senso della responsabilità individuale

L’altro ieri sono andata a lavorare da una libreria, di quelle carine con i libri giusti, la caffetteria con le tisane Pukka e le torte biologiche, vegane etc. Si chiama Giufà e sta a San Lorenzo.
Andare a lavorare in una libreria con la caffetteria è sempre una fregatura, perché mi sento in obbligo e prendo due cappuccini, un succo di mirtillo, poi un pezzo di torta, due libri a e alla fine spendo più di quello che guadagno, ma esco e sono contenta.
E infatti tornando a casa, un tragitto di 50 metri, pensavo che quel giorno Roma aveva tutte le caratteristiche per farsi amare: muri di gelsomino in fiore, i bar con i tavolini fuori, il profumo di pasta con le vongole che si mischia al gelsomino, un po’ di silenzio basta non stare sulla Tiburtina, il sole, il carretto che vende fiori etc.
Quelle giornate così che non fai nemmeno caso alle centinaia di merde di cane sui marciapiedi, alle buche in cui cadi quando attraversi la strada, a non riuscire ad attraversare la strada perché le auto non si fermano sulle strisce, etc.

Quel giorno scrivevo agli amici milanesi quanto è bella Roma, che bella, va’ questo muro come è romantico, se solo tu potessi annusare l’aria di mare e fiori etc.

Oggi la odio.
Perché a Milano c’è Piano City, perché anche a Milano c’è il sole e l’aria profuma, ma soprattutto perché a Milano ieri c’è stata una manifestazione, 20 Maggio Senza Muri , e c’erano tutti, c’erano i migranti, c’erano i milanesi, c’erano le autorità milanesi, ieri erano 100.000 e passa. E il nostro sindaco Sala, citando la serie tv Sense8 – il comizio di Capheus: “a future where our children never grow up knowing love as a wall, but only as a bridge” – ha dichiarato “Voglio essere un costruttore di ponti, non di muri. Milano non si girerà mai dall’altra parte e continuerà ad essere una città solidale“.

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Ma non è che oggi ho la repulsione perché Milano sì e Roma no (anche oggi c’è il sole e il vento profuma di primavera), ma perché l’arroganza romana è ottusa.
C’è questo fatto, che gran parte dei romani dice che non è colpa loro se la città è una fogna, ma è colpa delle amministrazioni (votate dai romani), e che Roma è grossa 10 volte Milano ed è ingovernabile (vero) e che la responsabilità individuale è limitata. Però, questo cazzo, no.

Perché le cacche dei cani devono raccoglierle loro, mica la Raggi. Il codice stradale è nazionale, mica regionale, le strisce pedonali sono universali. Se non sai dove buttare una carta, te la ficchi in tasca e la getti a casa, mica per strada. Le multe le paghi, perché è così che funziona: fai un errore, paghi. I biglietti dei mezzi pubblici vanno comprati, o si perde il diritto a lamentarsi.

E soprattutto, perché facile dire che i milanesi non ridono mai e che se uno muore per strada viene scavalcato, e c’abbiamo solo la nebbia.

Facile dirlo sentendosi umanamente superiori, romani popolo caloroso, generoso, vivo, sorridente.

Però io, milanese, alla manifestazione “Proteggiamo le persone, non i confini” di Roma del 17 dicembre 2016 c’ero, in corteo insieme a una sparuta migliaia di altre persone, di cui la maggioranza migranti e centri sociali.
I romani de core dove stavano?
Quindi, chiusi, inospitali, freddi a chi?

Questa è responsabilità individuale, belli de mamma.

Roma non ha nulla da insegnare a Milano, le è solo andata di culo quando distribuivano i monumenti. Voi c’avete il sole, noi la solidarietà.

Roma, domani ti amerò di nuovo, ma sono così orgogliosa di essere milanese.

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