Roma mi confonde. Ci son giorni che son felice solo a guardarla, giorni che mi mette ansia, mi sfugge e io vorrei fuggire sul primo treno per Losanna.
Quei giorni no sono quelli in cui tutto mi sembra il contrario di tutto, dagli aspetti più stupidi a quelli più profondi, i rapporti umani, il senso della vita nella capitale. Solo che, inevitabilmente, a partire dalle cose stupide il malcontento cade come a domino, ovunque.
Soprattutto mi fa impazzire quando si mostra in un modo, e poi scopro che mi sta mentendo, molto dopo.
Per esempio, di primo impatto mi è sembrato che a Roma i mezzi pubblici non funzionassero.
Al secondo invece mi sono accorta che i mezzi pubblici funzionerebbero anche, sono i romani che non funzionano sulla carreggiata.
Ho preso tre autobus per arrivare a casa di una mia amica, era sera. Ho aspettato un minuto il primo, un minuto emmezzo il secondo, e il terzo l’ho perso per un soffio. Delle coincidenze svizzere.
Nell’ora di punta invece ho capito che mi conviene camminare, ché gli indigeni occupano un’auto a testa conducendola come se avessero in mano le redini di un ronzino, mentre quello stesso autobus che di sera regala emozioni, rimane fermo bloccato in mezzo al delirio.
Poi però in metro mi sembra di stare a Calcutta.
Allo stesso modo, mi viene da puntualizzare che i romani sembrano calorosi, sembrano: sono educati per esserlo, poi in verità son diffidenti tanto quanto i cugini milanesi, addestrati invece alla compostezza.
Non è che qui esci a comprare la colazione e torni con due cornetti e un nuovo amico.
E alla fine, quando sfrangi gli schemi comportamentali di entrambe le specie, siamo tutti uguali: a Milano sembriamo distaccati, ma come ci attacchiamo, non ci stacchiamo più. A Roma si appiccicano per un minuto, a ripetizione ma, tra quei minuti di appiccicamento, in mezzo ci sta il vuoto.
Alla fine il tempo dell’amicizia e dell’intimità è lo stesso.
Sfrangere le sovrastrutture di un’intera città, certo, non è così semplice, e quindi i milanesi a Roma risultano sempre un po’ più trattenuti, i romani a Milano un po’ più fastidiosi.
Ma basta poco per sentire un romano che dice “un attimino” e un milanese dire “mò”.
Ci avevano anche detto che i maschi, più vai al sud più sono virili.
Sembrerebbe, in effetti: a Roma il fenomeno dei jeans stretti arrotolati alla caviglia è poco diffuso e, grazzieaiddio qui non ho ancora mai avvistato nessun uomo indossare i leggings (meggings, per chi se ne intende).
Però.
‘Sti uomini romani son dei bambinoni mai visti, fanno i capricci perché non vogliono mangiare le verdure, non abbassano mai la tavoletta del wc, lasciano la tazza della colazione nel lavello per giorni e giorni, e chiedono continuamente dove si trovano: i loro calzini, le loro mutande, i loro pantaloncini da calcio, le loro chiavi di casa.
Sapessero quanto è sexy invece un uomo che ramazza per terra, anziché stramazzare sul divano dopo ogni movimento compiuto. Sarà il caldo…
L’ultima cosa che mi ha proprio preso in contropiede sono i gabbiani.
Il cielo di Roma, il famoso cielo di Roma, quello con quella luce che solo a Roma, quell’orizzonte che neanche a Capalbio e quello skyline da capogiro, quello, abbonda di poetici e bianchi gabbiani in volo, starnazzanti. È impossibile non pensare al mare, al porto, al pesce e al sole ogni qualvolta si alzi lo sguardo.
Bene, dicevo io.
Avete in mente la “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“?
Il titolo racconta già tutto, un tutto colmo di ingratitudine perché queste orrende bestie pennute quando vedono un gattino che avrebbe bisogno di imparare a camminare, si buttano in picchiata, lo afferrano per la collottola, lo fanno volare ad altezze importanti e poi lo risbattono ripetutamente a terra fino a ucciderli, e poi se li mangiano.
Ecco cosa aleggia sopra di noi.
Roma ieri sì, oggi no, domani è un altro giorno.
Però, che cielo.

Ahhhhhhhhh!!!!!!! E io che pensavo che il non abbassare la tavoletta o non trovare la roba in frigo fosse una caratteristica maschile ad ogni latitudine. Ma davvero hai visto gabbiani che acchiappano gatti????? Io confesso che invece i gabbiani, che tutti a Roma odiano, li amo, anche quelli mostruosi che qui vivono, ormai più simili ad albatros! Sempre più brava!
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Il famoso skyline romano, mi colpisci, io non lo guardo quasi mai e se lo guardo è da queo posti dove è bello, ma lo siconosce a memoria, tipo il Pincio. Ho sempre pensato che questa città fosse una donna e non particolarmente affettuosa, anzi, una che ti prende molto in giro, ti misura, e si annoia anche un po’ con te, ogni tanto anche perfida e velenosa, meschina, ogni tanto si apre, poche volte, ma quando si apre dici: mi stai ripagando di tutto non vorrei vivere in un altro posto.
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