Cosa fare al Festival di Cannes se non sei nessuno

Sono a Cannes, e non una Cannes qualunque, la Cannes del Festival de Cannes.

Sono arrivata piena di speranze e con la valigia piena di abiti eleganti, con outfit da giorno e da sera, come mi era stato saggiamente indicato, e con un obiettivo datomi dall’alto: vedere Angelina Jolie e fare una foto con lei alla Berlusconi, con le corna in testa. Oppure la variante: vedere Angelina e mostrarle uno striscione: FORZA JENNIFER.

(Per chi non lo sapesse, nei giorni scorsi sono usciti rumors che davano Angelina cornuta grazie all’intervento di Marion Cotillard. Io sono sempre stata del partito Jennifer, e comunque non di quello Brangelina con la loro squadra di calcetto di prole).

A Fiumicino già prometteva bene, ci siamo trovati al gate Easyjet con:
la star nostrana Gabriele Mainetti (Jeeg Robot) al quale abbiamo elargito forse eccessiva deferenza, pacche sulle spalle, e una serie di grandissimo sperando di non dover fare commenti al suo film che, col capo colmo di cenere, non abbiamo ancora visto;
Claudio Giovannesi, altro giovane regista che s’è guadagnato 10 minuti di applausi alla proiezione Cannesca del suo Fiore.
Vari attori e attrici ma niente per cui buttarsi in un selfie da 300 like;
oltre al mio fidanzato e a mio cugino, registi.

Se fosse crollato l’aereo, avrebbe azzerato in un sol colpo la giovane e promettente nuova generazione del gotha del cinema italiano.

Invece siamo atterrati tutti sani e salvi, e dopo aver cercato di infilarci nel taxi di un Mainetti sorpreso che a noi non ci stesse aspettando nessuno all’aeroporto, ci siamo recati a tentare di farci accreditare al Festival in un poco onorevole sportello “Accreditations tardif”.

Accreditarsi al Festival di Cannes vuol dire compilare un foglio dove ti viene richiesto l’intero CV, le scuole che hai frequentato, se i tuoi amici sono qualcuno oppure degli sfigati, e cose così. Il mio falsissimo assistente del regista dichiarato in quella sede è stato immediatamente rigettato senza possibilità di replica, nonostante Matteo cercasse di rendere veritiero il mio compito, porgendomi borse, facendomi portare il suo computer da una parte all’altra della sala accrediti, facendomi acquistare i biglietti aerei, dandomi strani ordini in inglese e indicazioni registiche su dove posizionarmi. Rien a fair, io out, gli altri con un cartellino penzolante al collo che attestava il loro status.

Il badge per l’accesso al Festival è il must per sentirsi qualcuno, qui.
Chi?
Stocazzo.
Non lo dico per l’invidia della volpe e l’uva, lo dico perché la gente se lo posiziona in fronte e va in giro scrutando i petti, o le fronti, altrui per fare la faccia da stocazzo.

Comunque anche io avrei un po’ voluto sentirmi stocazzo così, quando la cassiera del Monoprix mi ha regalato la tessera del supermercato sottobanco, mi sono sentita un po’ rinfrancata. Non è che concedono a chiunque il lusso di ottenere gli sconti del supermarket senza dover compilare tutta la solfa del modulo con i propri dati di identità, a meno che tu non sia appunto stocazzo (scusa nonna).

Nonostante la fulminea sconfitta del badge, indispensabile per accedere alle aree del Festival, confidavo delle conoscenze di Matteo e del suo fare affabulatore per poter accedere a party, portare a termine la mia missione e farmi un selfie con Scamarcio, o almeno guardarlo dal vivo.

Ebbene. Cannes è come quando viene Obama in visita. Se ti avvicini troppo, ti sparano. Io, ad esempio, era notte e camminavo sul lungo mare – La Croisette – e sono scesa in spiaggia perché mi scappava la pipì. Come ho posato un piede sulla sabbia, da destra, da sinistra, calati dall’alto ed emersi dai flutti, mi sono venuti contro un esercito di bodyguard e addetti alla sicurezza.
Ovviamente hanno peggiorato la situazione, perché non è che per la festa di Giovannesi fan tutto sto casino.

Se invece ti trovi a camminare per strada proprio mentre qualche vip sta passeggiando sul red carpet, ti trovi anche obbligato a mostrare il contenuto della borsa alla gendarmerie, e io nella borsa custodisco scheletri nascosti che preferirei non mostrare a nessuno. E vieni comunque spinto un bel po’ più lontano dal red carpet, ragion per cui la foto più glam che ho fatto è stata alle scalette sulle quali si arrampicano i fotografi per immortalare le star. I fotografi non c’erano nemmeno.

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Postazioni

Non mi è rimasto altro da fare che passare cinque giorni al mare insieme ad arabi e africani nerboruti, facendo passeggiatine nei vicoli di Cannes, ingozzandomi di Camembert, Chevre e croissant, a bere il caffè con il meccanico sotto casa amante di Celentano, e a mancare per un pelo Scamarcio. Tipo adesso, che sto scrivendo dall’Italian Pavilion (unico luogo al quale sono riuscita ad avere accesso), e Scamarcio è nella stanza di fianco a me, ma non mi ci fanno entrare. Mentre ieri era nella stanza dove sono io ora, ma sono arrivata 5 minuti dopo che se n’era andato.

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Il panorama dal balcone di casa

Però, siccome ho dimenticato il burrocacao in Italia e qui costa 20 euro che non posso permettermi di spendere, la mattina sono sempre uscita di casa con il rossetto rosso sulle labbra, e così agghindata me ne stavo nella parte dei reietti del Festival, delimitata dalla ferrovia che taglia in 2 Cannes: ferrovia-mare è il regno delle boutique e dei prosecchi a 22 euro, ferrovia-campagna invece è la parte vera. Qui, in un normale silenzio di una cittadina di mare, le piazzette dispongono di contenitori per il bookcrossing, le signore tornano a casa con la baguette sotto l’ascella, Space Invader è sui muri, e i francesi ti correggono ogni suono che emetti.

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Il mare della Costa Azzurra
bookc
Bookcrossing non è solo un post virale
marylin
Marilyn
space
Scherzo, Space Invader è nella parte posh

C’è da dire che né Angie né Bred hanno posato piede in nessuna parte di Cannes.

scam
Scamarcio visto da Matteo

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Taxi Caserta ha detto:

    Stupenda la parte dove vi infilate nel taxi di Mainetti. Ottima Scelta!

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