Roma vintage flash

Questa mattina ero in un bar a fare colazione con un classicissimo cappuccino e brioche – che ora, in presenza di romani, chiamo cornetto – una colazione durante la quale gli “attenti alla porta del bagno” pronunciati dal barista erano ritmici quanto i sorsi del mio cappuccino. Un po’ stranita da questa cantilena, ho chiesto spiegazioni: la porta del bagno è originale degli anni ’50, anni nei quali l’altezza media era evidentemente molto inferiore ad ora, anni nei quali la gente non entrava in bagno guardando lo smartphone, e dunque era più difficile sbattere la testa contro gli stipiti.

Abbastanza divertita dall’immagine di un bar vintage dal quale fuoriescono in egual misura bestemmie e bernoccoli, guardandomi intorno mi sono accorta che Roma è, nella sua essenza, vintage.

In questi mesi mi è capitato di pensare che tutto qui sia cristallizzato in una visione della Roma che fu:
gli anziani, che la domenica passeggiano in centro con i loro amici anziani mogli anziane e mariti anziani, mi sembrano brillare della luce passata, di quando se la spassavano sugli stessi sanpietrini quarant’anni fa;

i negozi sono vintage, qui esistono ancora quelli che vendono prodotti per la barba e forbicine da unghie, con il bancone di legno e le luci a neon;

si trovano ancora hotel con l’insegna “albergo”;

laddove c’era l’erba, ora c’è la sterpaglia;

la luce, la luce è così vintage che è inutile mettere i filtri vintage, mi sembra di stare in una polaroid;

alcuni scorci sono così anni ’70 che non mi stupirei di vedere mio nonno con il suo cappello alla Humphrey Bogart passeggiare in direzione del droghiere, tenendo la manina di mia mamma settenne, quando venivano a trovare gli zii di Roma;

nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili.

Ma soprattutto è l’energia ad essere decadente. Percepisco un fermento che ormai è fermentato da tempo, ma che trasporta tutti per inerzia.
Roma mi sembra una vecchia signora bella e stanca, ma che fa finta di essere pimpante, Roma mi ricorda un po’ Moira Orfei.

Qui sento il passato, mi sembra di vivere circondata da storie avvincenti già raccontate e proiettate sopra la testa di ognuno, mi imbatto in centinaia di film al giorno.
Sono frastornata da questi duemila anni di vissuti, e stranamente è una sensazione riposante, quando per brevi momenti sento cadere la routine milanese di dover proiettare solo il futuro – anche inutile – e inizio a respirare al battito romano.
La città non si adatta, siamo noi che prendiamo l’andatura di Roma, e Roma è eterna, finché dura.

santamarianaggiore
Santa Maria Maggiore 1958
esquilino
Esquilino 1967
sanLorenzo
San Lorenzo 1977
albergo
Albergo decadente

Un commento Aggiungi il tuo

  1. stefi ha detto:

    Questo, Tieta mi ha commosso e mi ha fatto anche versare qualche lacrimuccia!!! Perchè è la mia Roma, quella coccolante e calda degli anni ’50 in cui sono cresciuta. Sob sob.

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